Tutti abbiamo pronunciato almeno una volta nella vita questa frase: “ La nostra storia è diversa dalle altre, è speciale, è unica!”

Fino a pochi decenni fa probabilmente c’erano maggiori certezze sulla forza di un legame amoroso; oggi la realtà ha sgretolato le certezze e i sentimenti appaiono sempre più vulnerabili.

Ogni rapporto per crescere deve attraversare fasi critiche che descrivano il cambiamento al quale si affaccia.

I modelli ideali di coppia

Questa premessa ci porta direttamente a scontrarci con la realtà di una coppia a volte distante dal modello che ognuno di noi ha nella propria testa, le cui fondamenta si trovano nella nostra storia familiare.

È paradossale quanto scontato che la maggior parte di noi è limitata dal modello offerto durante l’infanzia e l’adolescenza dalla coppia dei propri genitori. Inconsapevolmente non si osa pretendere più felicità di quella che si è vista nel rapporto dei propri genitori.

Nella scelta del partner e nel rapporto che si instaura con esso, entrano in gioco i nostri difetti, i problemi irrisolti e le ferite del passato ancora aperte. La responsabilità di risolverli ognuno la dà al proprio compagno. Ciò vuol dire che cominciamo la nostra relazione sulla base di una “riparazione” di errori o sofferenze del passato, più che una costruzione nuova nel presente.

Le fasi critiche della coppia

Questo carico non può che essere estremamente pesante e rischioso per la persona che si ama, porta la crisi e, se non ci si decontamina, la rottura.

Coltivare uno spazio individuale è la condizione per consentire alla relazione di crescere.

Superata la prima fase fusionale dei due partner, che spesso si traduce nel tempo in soffocamento,  si tende a ricercare e ritrovare di nuovo se stessi, una dimensione momentaneamente accantonata per avvicinarsi all’altro. La difficoltà qui sta nel riprendere le distanze senza rompere un legame.

Come ritrovarsi?

A questo punto si entra in un nuovo stadio che è il riavvicinamento, una ridefinizione dei nostri spazi e bisogni; una specie di contratto che dice: “ecco io sono questo/a, con questi bisogni e questo bagaglio da donare alla nostra coppia”.

Un’ultima fase, se la precedente va a buon fine, è quella della cooperazione, cioè un’intesa implicita e naturale che permette il passaggio da “ho un partner” a “sono un partner”. Un’assunzione di responsabilità del proprio carico di bisogni che rende libero l’altro e permette ad ognuno di viversi a pieno il rapporto.

I conflitti prendono un’altra forma e i partner possono confrontarsi su questioni più difficili come la divisione dei poteri e l’accettazione delle divergenze.

La coppia è un cantiere infinito e i due partner gli architetti, possono decidere di restare nel loro nuovo appartamento oppure progettare di vivere in una reggia. La cosa certa è che l’impegno da parte di entrambi non potrà mai mancare.

Dott.ssa Ivana Siena

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